Petit Four: il Dolce di Fine Pasto Francese
La cucina francese, che dal 2010 è entrata a far parte del patrimonio immateriale dell'UNESCO, è considerata una forma d'arte
Il modo di concepire il pasto come un momento da trascorrere in compagnia va oltre il bisogno di nutrirsi.
Le portate si avvicendano con un ordine equilibrato e terminano quasi sempre con un dessert, un piacere finale con cui salutarsi.
Il Petit Four è uno di questi dessert.
È un piccolo dolcetto da gustare a fine pasto o come accompagnamento per il tè.
Con questo termine ci si riferisce a dei piccoli dolci di pasticceria, che possono essere mangiati in un sol boccone.
Il nome risale al XVIII secolo quando, sia i grandi forni che quelli casalinghi, non avevano ancora il controllo della temperatura.
Quando erano molto caldi venivano chiamati “grand four” mentre quando la temperatura iniziava a calare “petit four”.
Quando il forno raggiungeva la massima temperatura veniva utilizzato per cucinare grandi pezzi di carne da arrostire.
Ma per la cottura di cibi più delicati, come il pesce o le torte, bisognava aspettare che la temperatura diminuisse, che ci fosse il “piccolo fuoco”.
Dopo la Rivoluzione Francese, la nuova borghesia desiderava assaporare qualcosa di nuovo.
All’epoca, i borghesi ed i nobili erano soliti vantarsi dei propri cuochi.
Fu così che i pasticcieri iniziarono a creare delle nuove delizie culinarie, sperimentando e curando molto sia i sapori ma anche l’aspetto.
Secondo altre fonti, questi dolcetti sarebbero nati nel XIX secolo, con lo scopo di utilizzare il calore di alcuni forni che, altrimenti, sarebbe andato sprecato.
Qualunque sia la reale versione della storia, nel 1655 il Petit Four comparve nel libro “Le Pâtissier Français“.
I primi petits fours erano semplici e a volte non necessitavano neanche del forno: che fossero cioccolatini, marzapane, praline o frutta candita avevano il compito di far terminare degnamente i pasti.
Col tempo, le elaborazioni diventarono sempre più originali per assecondare non solo il palato ma anche la vista della borghesia.
Al giorno d’oggi è possibile distinguerle in due categorie: il “petit four fresco” e il “petit four secco”.
La prima categoria è quella più classica, composta da dolcetti che ricordano le importanti torte francesi, ma realizzate in miniatura.
Sono preparati generalmente utilizzando la pasta choux o con una base di pan di Spagna.
Possono essere farciti con cioccolato fondente, creme di ogni tipo e sapore o frutta.
Più in generale si può parlare di dolci soffici, spesso preparati con farina di mandorle o di noci, come i Financier o le Madeleines.
I petits fours secchi, sono principalmente biscotti (come ad esempio i macarons o i savoiardi) destinati ad accompagnare creme, gelati e sorbetti.
Un tipico esempio di Petit Four è un pasticcino a base di mandorla del tipo che è possibile trovare nelle pasticcerie italiane.
Per prepararli in casa occorre setacciare la farina di mandorle e quella di nocciole, unire albume e zucchero fino ad ottenere un composto omogeneo e sostanzioso.
Aggiungere una grattatina di scorza d’arancia e trasferire in un sac a poche.
Utilizzando una bocchetta a stella, creare dei piccoli biscotti su un foglio di carta da forno.
Al centro di ogni biscotto formato si può aggiungere un pezzetto di frutta candita o secca.
Lasciar riposare per un’ora, per permettere agli zuccheri di fuoriuscire, un modo da creare la crosticina che caratterizza questi dolcetti.
Infornare per una decina di minuti a 200°.
Lasciar raffreddare prima di rimuoverli dalla carta da forno, per evitare che si rompano.
Completare un pasto con un petit four fatto in casa è davvero semplice.
Ad esempio, preparando un semplice pan di Spagna (o acquistandolo già pronto), da farcire con un sottile strato di crema e da ricoprire con una spolverata di zucchero a velo e di cacao.
È sufficiente tagliarlo in piccoli rettangoli o triangoli e servirlo in tavola.